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La mia ricerca sulla PERSONALITA’ DEL VIAGGIATORE

Come molti di voi ricorderanno, qualche mese fa ho chiesto il vostro aiuto per una ricerca sulla personalità del viaggiatore. Prima di tutto, vi ringrazio di avermi regalato 15 minuti del vostro tempo, l’ho apprezzato tantissimo! La bella notizia è che finalmente i risultati ci sono, è stata dura ma ce l’abbiamo fatta! Come a noi psicologi piace, i risultati sono circa 100 pagine piene di grafici e tabelle, ma farò una sintesi sfruttando le mie qualità di Blogger ! 😉

Il questionario, come sapete, era in formato on-line tradotto in 3 lingue, italiano, inglese e spagnolo. Gli utenti sono stati raggiunti tramite l’utilizzo di social network quali face-book, linked-in, e couchsurfing e in parte contattati da me personalmente durante un lungo viaggio in Sudamerica.

Ho ritenuto che fosse importante intervistare persone che avessero interesse a viaggiare, piuttosto che un campione casuale, poiché il focus della mia analisi era indagare sul peso che alcuni tratti di personalità possono avere nella scelta del tipo di viaggio che una persona sceglie di intraprendere.

La mia analisi ha coinvolto un campione di 740 soggetti provenienti da 71  nazionalità e poi suddivisi per continenti, 68% della popolazione è di  provenienza europea, il 26% nord e sudamericana e il resto distribuita tra Africa,  Asia, Medio Oriente ed Oceania.

Il campione esaminato è composto dal 57% di uomini e 43% di donne, ed è stato suddiviso in 5 fasce di età che vanno dai 18 agli ultra sessantenni, possiamo dire che la fascia più numerosa, il 47%, è rappresentata da ragazzi tra 26 e 35 anni.

L’analisi anagrafica riguardante il titolo di studio ha evidenziato che il 49% dei  soggetti è laureato, il 25% ha un master o un PHD e il 23 % un diploma  superiore.

Il mio questionario prevedeva delle domande create da me sulla scelta del viaggio,  ed un test di personalità ITAPI-G (Perussia) creato dall’università di Torino  all’interno di un progetto europeo e quindi già tradotto in diverse lingue.

La mia è stata una ricerca esplorativa, il mio obiettivo era di capire in che modo la personalità pesasse nella scelta del viaggio e di costruire in seguito ricerche più mirate. In questo articolo evidenzierò solo alcuni dei dati emersi, chiunque fosse interessato a saperne di più è pregato di contattarmi personalmente.

La mia prima domande è stata chiedermi quali tratti di personalità sono i più rilevanti per studiare l’aspettativa che si ha rispetto ad un viaggio che si sta per intraprendere. I dati hanno evidenziato la capacità d’immaginazione e l’empatia dei viaggiatori, vediamo infatti, che chi ha una grande immaginazione ed empatia si aspetta di Fare Nuove Amicizie e Conoscere una Nuova Cultura ed ha caratteristiche di personalità molto diverse rispetto a chi preferisce una vacanza Relax.

Ho chiesto loro dove preferissero dormire durante i viaggi e posso dire che il genere degli intervistati si è rivelato molto importate, infatti, vediamo che 37% delle donne preferisce alloggiare in un B&B contro il 27% degli uomini; mentre l’alternativa campeggio è scelta dal 14% degli uomini contro solo l’8% delle donne. Anche la provenienza geografica è rilevante, gli europei preferiscono soggiornare nei B&B (37%) mentre gli americani nelle Guest House (42%). Il tratto di personalità più discriminate è emerso essere la Difensività, infatti le persone più difensive preferiranno alloggiare in un Hotel di Lusso o B&B e quelli poco difensive in Campeggio.

Per me una buona parte del viaggio la fa la compagnia, quindi ho voluto indagare con chi preferisse viaggiare il mio campione. Ho potuto vedere che il 34% degli uomini preferiscono  viaggiare da soli rispetto al 23% delle donne; mentre il 31% delle donne ha espresso la preferenza a viaggiare con il partner o famiglia, alternativa scelta solo dal 24% degli uomini.

Anche la provenienza geografica può darci informazioni utili, osserviamo che gli europei preferiscono viaggiare con il partner o famiglia (35%) mentre gli americani esprimono, in percentuale uguale 37% , la preferenza per i viaggi in solitaria o con un amico.

Anche in questo caso la Difensività acquista un carattere discriminante e quindi predittivo per scelte future di persone simili, come pure l’Introversione. Le persone molto difensive, infatti, preferiscono viaggiare con il partner/famiglia e in Gruppo.

Le persone molto introverse preferiscono viaggiare da sole, personalmente questo risultato mi ha molto meravigliato perché ho sempre associato il viaggiare da soli alla voglia di fare nuove amicizie ed apertura verso l’altro (ma questo è solo la mia maniera di viaggiare da sola), invece molte persone scelgono questo tipo di esperienza proprio per la loro naturale disposizione a stare da soli con i propri pensieri, e ad ogni modo, credo che questo sarà il punto di partenza della mia prossima ricerca.

Dato che questo argomento mi appassiona molto ho chiesto ai miei viaggiatori se avessero mai viaggiato da soli e se avevano intenzione di farlo in futuro, i risultati alle due domande sono risultati esattamente in linea.

Ha dichiarato di aver già viaggiato da solo l’85% è di uomini contro il 75% delle donne e la stessa percentuale ha dichiarato che lo rifarebbe in futuro. Il 92% degli americani e del resto delle aree geografiche ha dichiarato di aver viaggiato in solitaria almeno una volta nella vita e confermato che lo rifarebbero, in Europa la percentuale scende al 74% e solo il 72% lo rifarebbe in futuro.

Oltre la provenienza ed il genere è interessante vedere quale tratto di personalità discrimini questa scelta. Osserviamo che le persone molto dinamiche e con un livello basso di vulnerabilità e difensività preferiscono viaggiare da soli, questo dato va integrato con quello visto precedentemente, ossia con una tendenza all’introversione. Direi che una base introversa è necessaria per affrontare la solitudine e goderne allo stesso tempo, ma la dinamicità è necessaria per non esserne inghiottiti e per trasformare il viaggiare da soli in un’opportunità ricca di nuove esperienze.

Come si organizza il viaggio?

Il 66% degli intervistati ha dichiarato di affidarsi ad internet, mentre il 18% ha dichiarato di decidere on the road, rispetto ai tratti di personalità le persone più difensive e vulnerabili si affidano ad un tour operator.

Ho chiesto ai viaggiatori quale fosse l’immagine di loro in viaggio basandomi sul concetto ormai accreditato che il momento del viaggio sia un confronto tra un Sé ideale e un Sé reale; l’immagine del soggetto in viaggio è riconducibile alla sua rappresentazione  della realtà e anche dell’immagine di se stesso in viaggio concetto che porta con se una serie di aspettative identificazioni, status simbol e convenzioni sociali di desiderabilità” (Kaplan).

L’esperienza turistica può modificare o confermare l’idea che si ha di se stessi, può permettere l’espressione del Sé o meglio ancora di diversi Sé possibili e questo come sempre accade nella vita non vuol dire che ci porta necessariamente ad un’ esperienza migliore. Nel mondo del Turismo, ai giorni nostri, si parla molto di “viaggio come sogno” attenzione però perché alcuni sogni possono trasformarsi in incubi! Per questo nel mondo del turismo credo che spesso sia il caso di calibrare i propri sogni su cosa possiamo effettivamente affrontare e cercare di mostrare un prodotto-viaggio in maniera più possibile aderente alla realtà.

Il 42% si identifica con l’immagine di se stesso “in un mercato notturno della Thailandia”; potremmo dire che questa domanda è in realtà semanticamente connessa con le aspettative e che tale risposta può essere riportata a “conoscere una nuova cultura” e mentre faccio trekking sulle Ande”, scelto dal 35% alla “contemplazione della Natura”.

Il tratto di personalità che più discrimina l’immagine di se in viaggio è la Difensività; i soggetti più difensivi hanno come immagine di loro in viaggio “mentre faccio shopping a New York” , rapportabile ad un’aspettativa di divertimento.

Ho chiesto loro quale fosse la motivazione principale che solitamente orienta la scelta di viaggio. In ogni scelta ci possono essere motivazioni fisiologiche come il bisogno di rilassarsi e ricaricarsi, spesso legato anche ad un bisogno di evasione e fuga dalla quotidianità, dei bisogni interpersonali che possono articolarsi nel ritagliarsi un tempo da dedicare alla propria famiglia e ai propri cari, rispetto a quanto si fa abitualmente, o semplicemente avere la possibilità di fare nuove amicizie, ampliare la propria  cerchia di amici. Ogni individuo può avere motivazioni psicologiche come l’esigenza di ritrovare se stesso, di auto-osservazione ed auto-ascolto; delle motivazioni sociali quali il prestigio, l’idea di affermare quel Sé ideale che si rincorre. La possibilità di mettere in atto comportamenti che solitamente non si intraprendono, perché magari poco socialmente accettati o distanti dall’immagine di se stessi nella quotidianità; questo può essere inteso un po’ come una fuga dalle costrizioni sociali più che da quelle di spazio presenti nella vita di tutti i giorni.

Il driver principale delle persone da me intervistate risulta essere: la Ricerca di se  stesso con il 32 %, mentre con uno scarto importante il Bisogno di  rilassamento (20%,) e Fuga con il 18%.

Se valutiamo le risposte rispetto alla provenienza geografica osserviamo che gli  europei (31%) e gli americani (34%) identificano come motivazione preminente  la “Ricerca di se stessi” mentre il 22% degli europei indentifica la “Fuga”. Inoltre  il 25% degli americani vede come determinante la possibilità di “Lasciarsi andare  a comportamenti che di solito non ho”. In tutti i casi vediamo che la maggior  parte delle persone che intraprende un viaggio cerca un distacco con la  quotidianità, dedica ad un “altrove” il ruolo di provare a trovare cose che nella  vita di tutti i giorni risultano impossibili.

Il tratto di personalità Difensività risulta avere il maggior peso discriminante; i  soggetti con alta difensività hanno come motivazione al viaggio il bisogno di  rilassamento e la fuga.

 

Mi piace pensare come dice Dall’Ara (1990), che le motivazioni al turismo possono raggrupparsi in tre distinte aree:

  • quella del se’
  • quella dell’altro da se’
  • quella del dentro di se’.

Personalmente ritengo che l’esperienza del viaggio racchiuda queste componenti nel risultato più che nella motivazione. Non si può sapere a priori quanto un viaggio cambierà queste tre aree, lo si può immaginare a seconda del momento vissuto e del contesto che si sta per sperimentare, ma in questo caso possono essere viste solo come esperienze sognate o costruite. L’impatto forte lo si ha al ritorno; un impatto spesso di modifica di queste tre aree; viaggiando sperimentiamo i nostri confini e parlo proprio di quelli fisici, come la fatica, la resistenza, il freddo o il caldo; i nostri confini sociali che possono essere le relazioni con le persone con le quali decidiamo di viaggiare o il tuffarci in una nuova cultura con altri ritmi altre convenzioni, altri sapori e il dentro di Sè, non si può mai predire quello che un viaggio provocherà dentro di ognuno di noi, sono esperienze che ci modificano, con una velocità ed un impatto che solo un trauma può avere, ma per fortuna quasi sempre al viaggio leghiamo un cambiamento positivo. A parer mio, da psicologa e da viaggiatrice ritengo che un viaggio possa avere un impatto su tutta l’area del Sé, può avere un impatto forte e profondo e poi bisognerebbe essere guidati da qualcuno nel ritorno alla realtà, per far sì che questa esperienza porti ad un reale cambiamento o quanto meno ad una diversa consapevolezza di Sè. Mi piace pensare che ci possa essere una “terapia di viaggio”, ma su questo ci sto ancora lavorando!

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9 commenti

  1. Mi piace un sacco l’approccio, è un bel lavoro fatto anche bene, complimentiii molto interessante 🙂

  2. Tiziana Salvati

    finalmente qualcuno che parla di personalità! e quindi di individualità, soggettività e non moda o tendenze.. lo trovo geniale, etico , stimolante. supera le barriere interdisciplinari, è universale e lancia una nuova sfida alla psicoterapia.
    apre nuovi orizzonti di ricerca e nuove intuizioni su come conciliare la modernità con il rispetto dell’individualità e il benessere psicologico. ad maiora

  3. Good Job!!!
    Molto interessanti i risultati e decisamente sfidante l’obiettivo.
    Complimenti 😉

  4. complimenti, una ricerca approfondita su un tema molto interessante. mi piacerebbe approfondire la personalità di chi fa viaggi intesi come sfide (lunghi viaggi in solitaria a piedi o in bici, in luoghi estremi, ecc.)

  5. Francesca Di Pietro (@chetiporto)

    Anche io sono molto interessata all’argomento, è per questo che sto aprendo un nuovo sito dedicato proprio a chi viaggia da solo o ha intenzione di iniziare a farlo. Appena sarà on line ti farò sapere! Grazie

  6. Proprio una bella ricerca, brava! Sarebbe interessante approfondire l’ultimo concetto, l’impatto del viaggio sul sè e il cambiamento. Una ricerca che metta a confronto il pre e il post viaggio e soprattutto vedere quanto si tenti e si riesca a riportate “l’altro da sè” sperimentato “altrove” nella realtà quotidiana e ad integrarlo con il sè! Per chi riuscisse a farlo il viaggio di per sè sarebbe una vera psicoterapia!

  7. Non commento mai blog ma questo ne vale davvero la pena ottimo pezzo 😀 b

  8. Francesca Di Pietro (@chetiporto)

    Grazie Simone! che bello ricevere commenti così spontanei! mi fa piacere che ti sia piaciuto! sono serviti 6 mesi di lavoro per la ricerca 😉

  9. Eleonora Tramonti

    Complimenti Francesca,
    hai fatto un lavoro molto interessante.
    A quando il prossimo? 😉

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