Tramite l’ente del turismo Islandese ho avuto modo di conoscere Thorsteinn il proprietario della agenzia turistica Salty Tours , ha avuto subito un approccio più personale alla collaborazione con me, mi ha chiesto di incontrarlo così un paio di giorni fa l’ho raggiunto in una libreria in cento, abbiamo fatto due chiacchiere e poi mi ha invitato a cena nel ristorante vegetariano dove lavora la figlia, il Green House, il primo veggy di Raykjavik. Mi ha spiegato la sua maniera di approcciare al turismo la sua scelta di organizzare escursioni più intime, scandite con il ritmo dei suoi ospiti, ala scoperta della penisola di Reykjanes, un luogo poco visitato ma che mi ha colpito di più del Golden Circle. La penisola di Reykjanes ha poche grandi attrazioni ma è una continua scoperta, un continuo meravigliersi, avrei voluto fermarsi a scattare fotografie ogni secondo. Iniziamo col dire che è la parte più giovane dell’Islanda e che è interamente lavica, i passaggi quindi sono una scoperta continua, si alternano scogliere nere, crateri fumanti e lagune vulcaniche tutto con un vento che ti port via. Per tutta la giornata nn abbiamo incontrato altri turisti, ogni panorama, ogni fotografia era assolutamente privata. Dopo lunghi sentieri neri tra rocce aride, siamo arrivati al paesino di pescatori di Grindavik, il più importante castro ittico dell isola. Thorsteinn ci ha spiegato che il tipo di prodotto che si confeziona cambia in base al mercàto, per anni si è prodotto baccalà, mentre adesso si esporta prevalentemente merluzzo fresco.
Ho visto anche una cosa di cui ignoravo l’esistenza, delle capanne sotto le quali seccavano migliaia di teste e pelli di merluzzo pronte per l’esportazione per l’Africa. Per l’ ora di pranzo siamo andati al porto per vedere come pescano in queste acque davvero poco ospitali, più che un porto di pescatori mi sembrava un porto turistico francese, era tutto perfettamente ordinato e pulito e l’unica trattoria una taverna molto accogliente e pulita, che ci ha servito una saporitissima zuppa di scampi per 1450Isk.
Sulla banchina c’erano degli enormi pescioni decapitati, ho chiesto cosa fossero e Thorsteinn mi ha spiegato che erano gli squali per fare il hákarl, il famoso squalo putrefatto. Solo l’idea mi sembrava disgustosa, poi mentre ci addentravamo nel terreno lavico, accosta vicino ad una capanna di legno, la apre ed è piena di casse rettangolari, per far putrefare lo squalo. Apre una piccola cocotte di vetro e ci offre pezzettini minuscoli di questa “delizia” locale, ho chiuso gli occhi e l’ ho mandata giù, la consistenza è quella del calamaro, il sapore quella del pesce secco con una dose di ammoniaca, diciamo nn super disgustoso ma se nn era per il snap morivo! La lava ha preso di nuovo il controllo sul nostro paesaggio, questa vota molto frastagliata, ricoperta di piccoli licheni, poi è stata la volta dei vichinghi.
Già perché nel 2000, 9 esaltati hanno riprodotto esattamente una barca vichinga e indossando costumi d’epoca hanno ripercorso la rotta di Enrico il rosso e sono arrivati fino a NewYork a vela latina, in 2 mesi! Un impresa davvero fantastica! Effettivamente questi 9 vichinghi avevano
una stazza spaventosa,e la barca è conservata in un piccolo museo.
A parte lo stop nel centro di vetro soffiato che per un’italiano può anche essere glissato, la giornata è stata bellissima. Il tour si conclude al Blue Lagoon, per chi vuole completare la giornata con un po’ di coccole, o altrimenti prendere un trasporto diretto per Reykjavik down town. La cosa che mi è piaciuta di più della giornata sono stati i ritmi, tutti calati su di noi, niente di schedulato, molto intimo.