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Genova 3 quartieri 3 anime

Genova è una città molto particolare, complessa direi, un po’ come i loro abitanti, non sono sicuramente i più ospitali e i più aperti del mondo, ma dopo un po’ che li conosci capisci che il mugugno è una filosofia che può avere anche un risvolto positivo.

#genovaperme

Genova è una città di mare, come Napoli (da dove vengo io), ma le due città hanno una maniera di interpretare il mare in modo completamente diverso, a Napoli il mare ha un valore più che altro contemplativo, serve a rafforzare il nostro concetto di spensieratezza cittadina, come il mare, il sole e il nostro bellissimo clima attutissero tutti i dolori della vita. A Genova il mare è un mezzo, un mezzo per lavorare, per mangiare, per comunicare, un mezzo che da “un mesitere” alla grande maggioranza di loro.

La città si sviluppa in lunghezza, tanti quartieri uno dietro l’altro intrappolati tra i monti e l’acqua, eppure sembra che la gente che li abita cambi passando da ponente a levante.

Si possono vivere città diverse, solo in base a dove scegli di stare o di abitare.

Ho vissuto su per giù per 3 anni a Genova, cercando di capirne i suoi abitanti, le sue tradizioni così diverse dalle mie.

Sampierdarena

Abitavo a Sampierdarena, sotto la lanterna, davanti ai container, si vedevano pile di container rossi e blu dalla mia finestra, ed era una bella vista, diceva lui, “da casa si vede il porto”. Sì perché per la gente del porto non c’è altro luogo al mondo dove vivere, Sampierdarena, anche se potresti comprarti un attico ad Albaro loro non si muovono, è una questione d’appartenenza, una questione d’orgoglio. Qui la giornata inizia presto, 5,30-6 ed è tutta una corsa. Una cosa l’ho capita, se non parli il genovese stretto in porto non ci puoi stare, qui c’è un codice interno, un linguaggio specifico, hai bisogno dell’interprete. Come da noi si beve caffè tutto il giorno, qui si beve vino, generalmente bianco, da subito anche a colazione.

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Melting pot, immigrazione, naviganti, integrazione, la più grande comunità di ecuadoriani d’Europa vive a Genova. Nel mio palazzo vivevano quasi solo latini, praticamente io parlavo spagnolo più che ligure. Una sera torno a casa verso l’una e al primo piano c’era una festa con salsa e cumbia, io volevo dormire, dopo avergli chiesto di abbassare il volume ho chiamato la polizia che mi ha simpaticamente risposto: “signora se dovessimo mandare una voltante per tutte le feste di salsa che ci sono il sabato sera a Genova non faremmo altro!” e così a quel punto ho ballato la salsa anche io.

Per quelli di Sanpierdarena la sopra elevata è un monumento, sicuramente antiestetico, ma ti consente la migliore vista della città e poi la sera quando torni verso casa, hai lo spettacolo più bello di tutti; il porto vecchio e poi infine lei: la lanterna, che scandisce il tempo e ricorda a tutti i genovesi verso dove tornare.

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I Carrugi

Carrugi, stradine mulattiere, creuze, vicoli; bui, stretti angusti, spesso umidi, strisce di congiunzione tra il porto antico e la vita cittadina. Creuza de ma, come direbbe De André , perché non si può amare Genova senza amare De Andrè o viceversa, friggitorie, piccoli negozi di frutta e verdura che ora sono diventati spesso micro supermercati africani, tra quei vicoli trovi ancora qualche panetteria che fa una vera focaccia unta o una farinata con i bianchetti.San Lorenzo Genova

Poi se malauguratamente ti viene voglia di andarci a cena, anche perché ci sono le migliori trattorie genovesi, mi raccomando non dopo le 20.30 perché loro poi chiudono. Perché il cliente non ha sempre ragione, ragione ce l’hanno loro che è dalle 6 che lavorano.

Quando passeggio per il centro ci sono 3 posti dove generalmente vado sempre: la Cattedrale di San Lorenzo e Porta Soprana.

 

San Lorenzo mi ha affascinata dalla prima volta che l’ho vista, la sua facciata a listoni bianchi e neri mi ha sempre ricordato l’architettura della costiera amalfitana, infondo le due repubbliche si assomigliano in tante cose, specialmente per l’amore e il rispetto per il mare. Mi piace la sensazione che dà la cattedrale, ci sono andata tante volte a pregare, eppure credo di non aver mai ascoltato una messa lì.

Porta Soprana, oltre al fatto che al bar del Barbarossa servano degli ottimi aperitivi, mi ha sempre catapultato in una dimensione lontana, mi sono immaginata mille volte come doveva essere la città nel medioevo, con il porto pieno di galeoni, la città piena di camalli che trascinavano enormi pesi e i signorotti ben vestiti e odiati da tutti.

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Boccadasse

È come se dopo un tempo di nubi arrivasse il sole. Io mi sono sempre immaginata la parte di ponente della città, un po’ nuvolosa o con poca luce, forse perché nei carrugi ne passa poca, e poi arriva lei la collina di Albaro il regno splendente del benessere genovese. È un po’ come se fosse un’altra città, per uno di ponente la città finisce a Corso Italia.

Foto di Andrea Testaverde

Foto di Andrea Testaverde

Non credo esista un lato migliore dell’altro, credo esprimano sensazioni diverse. Per me Boccadasse e dove è sempre estate, dove c’è sempre spazio per un sorriso, dove non hai bisogno di andare lontano per sentirti in vacanza. E non mi riferisco solo alla caletta, ma a tutta la collina d’Albaro, come andare in uno stabilimento a Sturla dopo il lavoro o a bere al tramonto a Santa Chiara. Genova non è una città facile, è una città per chi ha tempo, per gli esploratori, non ha caso è la patria di Andrea Doria e Cristoforo Colombo, anche nella città bisogna saper esplorare, per scoprire quale sia il lato che rispecchia di più il nostro cuore.

Dopo tanti anni che la conosco penso che per me esiste un lato per ogni mio stato d’animo, e dopo tutto questo racconto devo ammettere che mi manca, come ti manca un amore finito che sai che non avrebbe più spazio nella tua vita.

Foto di Andrea Testaverde

Foto di Andrea Testaverde

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