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Visitare Fener e Balat a Istanbul

Essere stata la capitale dell’impero Bizantino ed Ottomano per più di 1500 anni ti porta ad avere di più che la sola Sultanahmeth, anche se la maggior parte delle persone lo sottovaluta.

Il Corno d’Oro originariamente non era il fiordo che separa la città, ma la penisola che la rappresenta, se osserviamo bene ha una forma a testa di aquila proprio per questo l’aquila a due teste è stata il simbolo dell’impero bizantino.La testa d’aquila in reatà è la parte più antica e importante della città, la vera roccaforte inespugnabile come testimoniano ancora le mura di cinta. Tutta la circoscrizione di chiama Fatih, come il grande imperatore ottomano che scofisse i bizzantini. Nel cuore di Fatih ci son dei quartieri antichissimi di enorme importanza storica e sociale, e mi riferisco a Fener e Balat che sono rispettivamente il quartiere greco e ebraio di Istanbul. Anni fa ne avevo già sentito parlare e avevo pensato bene di farmi portare da un taxi per esplorarli, ma devo dire che fu una esperienza molto più difficile di quello che pensassi, primo perchè i tassisiti nn capivano dove mi dovevano portare, secondo perchè le strade non sono costruite secondo un ordine topografico ed è molto facile perdersi, terzo perchè nessuno parla inglese ed è impossibile chiedere informazioni; pertanto mi limitai a fare una lunga passeggiata assaporando l’aria autentica che si respirava, ma con la netta sensazione che mi stessi perdendo qcs. Prima di partire per la mia annuale visita alla porta d’oriente, navigando ho trovato Scoprire Istanbul un blog di ragazzi italiani, trasferiti ad Istanbul, per amore…di una donna, e che si impegnano a divulgarne gli aspetti meno noti.

Io odio tutto quello che è organizzato e turistico, ma devo dire che leggendo le loro pagine mi sono molto ritrovata e ho deciso di dare loro una possibilità, quindi ho prenotato una vistia ai quartieri di Fatih, Fener e Balat. Mi credete se vi dico che è stata la cosa migliore che abbia mai fatto ad Istanbul? Era come quando giro con il mio amico Francesco per Roma, semplicemente un ragazzo appassionato di storia e di Istanbul che ti mostra la sua nuova città pieno d’amore. La passeggiata dura dalle 9:30 alle 17:00 con pause annesse. La zona di Fatih è state quella che storicamente ha visto il più grande susseguirsi di immigranti della città, proprio per questo c’è un accavallarsi di tradizioni ed odori che la rende unica. Si inizia dal distretto di Zeyrek, dove vivono le famiglie che vengono dall’Anatolia centrale, con un inconfondibile odore di capra e un paesaggio pieno di antiche case di legno fatiscenti occupate. Si prosegue verso l’acquedotto, seguendo l’odore di kebab e le stradine con i migliori macellai della città.

Una visita alla Basilica del Comneni, la basilica più importante dell’epoca Bizzantina al momento in peino restauro e quindi inaccessibile, ma dall’esterno si comprende la sua magnificenza; si dice che contenga lla reliquia della pietra dell’unzione. Si attraversa un quartiere sciita, molto conservatore, donne velate uomini con tipico copricapo e nei negozi solo cornai, ci ero già passata anni fa e il tassista si era rifiutato di farmi scendere, mi sa che ho troppi capelli! Attraversiamo la Mosche di Fatih del 1450, il primo ottomano che conquistò l’impero Bizzantino, oltre per la maestosa struttura la moschea è famosa per i mausolei che ospita. Finalmente arriviamo a Fener, la parte greca, chiese cristina ortodosse, reliquie e icone bellissime, ma non solo arte, come sempre la storia racconta le atrocità peggiori dell’uomo e questo quartiere porta con se ancora tanto lutto. A dire il vero mi ha emozionato entrare nel Patriarcato di Costantinopoli, non pensavo fosse così piccolo ed accogliente allo stesso tempo, ti lascia una idea di vicinanza con Dio, molto di più di San Pietro e ho scoperto che accoglie la reliquia della colonna sulla quale è stato flagellato Cristo, devo dire toccante. La piccolissima chiesa di Santa Marica dei Mongoli, che hanno aperto solo per noi, storicamente è l’unica chiesa di Bisanzio che non divenne mai moschea per volere di Fatih. Ultima tappa Balat, il quartiere ebraico, senz’altro il più povero e degradato; una pausa a base di buonissime pide e come ciliegina sulla torta la Chiesa di San Salvatore in Cora. L’avevo già vista, ma è talemtne bella che non mi stancherò mai di guardarla, questa volta ho scoperto una cosa nuova, oltre i bellissimi mosaici anche i marmi a specchio sono una rarità magnifica.

La passeggiata è stata molto di più di questo, è stato un tuffo nelle radici di un popolo e in tutti i suoi misfatti, grazie a Jacopo e ai ragazzi di Scoprire Istanbul, lo consiglio a tutti i viaggiatori!

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